Memorie di un videogiocatore (2 – Cinquanta sfumature di verde)

screenshot-2014-09-24-19-01-12.pngIl disastro, cari amici e care amiche, il disastro. Mi riprometto sempre di pianificare almeno un po’ la stesura di questi post, eppure tutte le volte faccio cilecca, ritrovandomi a scrivere a ridosso della pubblicazione (come se poi fossi regolare almeno in quella), cercando disperatamente di sgrufolare nella memoria per rinvenire eventi, fatti e persone. Ma non mi faccio spaventare e, sostenuto dalla teina e dal rocchenroll, ecco che mi lancio a capofitto nella stesura del secondo capitolo delle mie memorie videogiocose.

Nel capitolo precedente (questo qua) ho raccontato molto rapidamente i primi incontri con i videogiochi per pc; adesso le cose si complicano un po’, perché sta per entrare in campo un nuovo contendente: le console! Come dicevo nell’altro post ho saltato a pie’ pari la generazione a 8 bit, ossia NES (Nintendo Entertainment System) – che però avevo brevemente sperimentato a casa di un compagnuccio di scuola – e Sega Master System – che veniva abilmente pubblicizzato come SIGA Master System, anche se l’inganno cadrà qualche anno dopo quando, all’avvio del Mega Drive, una voce diceva chiaramente SE-GA, scatenando ilarità, euforia e financo visioni mistiche.

Se la memoria non mi falla ricevetti il mio primo Game Boy, la mattonella grigia con lo schermo verde, nel Natale del ’90 o del ’91 (ma se non era per Natale era per il mio compleanno, appena un mesetto prima). Ovviamente “ricevetti” è una semplificazione di “tormentai i miei fino a che non cedettero e pur di farmi smettere senza commettere un orrendo reato mi regalarono l’oggetto del desiderio”, anche perché da una parte la pubblicità in TV era bombardante, dall’altra per ragioni misteriose leggevo la mitica Console Mania che, con le sue recensioni, era a sua volta generatrice di consumistici e goduriosi desideri.

Ok, adesso ho in mano un Gameboy. Ho circa dieci anni, qualche amico che però non frequento, una famiglia estremamente protettiva ma con un padre spesso in giro per lavoro. Non faccio sport, non frequento l’oratorio, non sono un boy scout, non leggo granché se non Topolino (giuro che all’epoca odiavo i libri), sono timorato di Dio ma ancora per poco… La naturale conclusione è che il giocattolone Nintendo diventi una mia estensione, perlomeno quando sono in casa. E già questo è curioso: il Game Boy nasceva come console portatile, ma per quanto mi ricordi non me lo portavo praticamente da nessuna parte; la portabilità per me era la possibilità di giocarci in qualunque parte della casa (certo, che domande, anche in bagno!) o in vacanza (cioè nella casa al mare, dove si è sempre andati con la famiglia, ogni estate, per una ventina buona di anni filati). Forse avevo paura che si rovinasse, forse i miei mi avevano instillato questa paura o quella di perderlo… Chi può dirlo?

Quando era necessario giocavo con le mitiche cuffie rosse e blu, ma spesso anche se non era necessario: le colonne sonore di certi giochi come per esempio Castlevania 2 hanno avuto un ruolo importantissimo nel far nascere in me l’amore per la musica, e con le cuffie potevo apprezzarle senza sorbirmi gli sproloqui di mia nonna (scusa nonna, riposa in pace ; _ ;). Per inciso, quando in quegli anni ascoltavo quelle due o tre audiocassette che avevo lo facevo sempre con un walkman, per cui è evidente che il desiderio d’isolamento e solitudine, in certi frangenti, è sempre stato presente in me. E in tutta sincerità anche adesso che scrivo ho le cuffie, pur vivendo da solo. Ma in questo caso è perché almeno non sento il maledetto traffico.

Ma a che cosa gioca un povero moccioso sfigato? Dunque, oltre al già citato Castlevania 2 ovviamente a Tetris, che era incluso nella confezione, una bella pratica che si è persa negli anni, poi un gioco di Robocop perché era molto figo (il personaggio) anche se non avevo mai visto il film; Super Mario Land 2 (il primo non so nemmeno che faccia abbia), un gioco delle Tartarughe Ninja (sì, mi piacevano parecchio, se ve lo state chiedendo), qualche altro gioco fuffa che mi fa fatica ricordare e poi due gioconi: Tiny Toons, uno dei pochi giochi che mi sia mai fatto prestare e che poi sono riuscito a comprare (grazie, altra nonna. Riposa in pace anche tu ; _ 😉 e soprattutto il capolavoro dei capolavori: The Legend of Zelda – Link’s Awakening. Finendolo ho capito per la prima volta che si possono versare manly tears anche per un videogioco. Ok, magari l’età e lo stato psicofisico precario hanno influito un pochettino, del resto mi capita di piagnucolare per le cose più strane, quando sono fuori fase, ma per quanto ne sappia io era la prima volta che la trama di un gioco di avventura andava oltre lo schema “sconfiggi il cattivo – salva la principessa” con una specie di plot twist finale davvero sorprendente. E molto triste.

Detto questo, sulle note della Wind Fish Song, che più di vent’anni dopo mi fa provare ancora qualche brividabadibido (cit.) e salire qualche lacrimuccia agli occhi, come del resto tutte le altre musiche di quel benedetto gioco, chiudiamo anche questo episodio.

Riuscirò la prossima volta a pianificare di più e raffazzonare di meno? Riuscirò a ricordare nel dettaglio date, luoghi, eventi e persone? Importa davvero a qualcuno, tutto ciò?

Nah.

2 pensieri su “Memorie di un videogiocatore (2 – Cinquanta sfumature di verde)

Lascia un commento